Ansia come risorsa o limite?



L’ansia è uno stato emotivo utile e con una funzione protettiva di cui ogni essere umano ha esperienza. Il vissuto ansioso deriva da un meccanismo fisiologico normale di attacco-fuga, che si attiva quando una situazione viene percepita come pericolosa.
Il meccanismo dell’attacco-fuga implica una rapidissima attivazione di tutte le funzioni mentali, neurovegetative e neuromotorie necessarie per un’efficace difesa, attacco o fuga.

Nel mondo animale è evidente l’attuazione del meccanismo descritto: se un gatto si trova all’improvviso di fronte ad un cane può fuggire o attaccare per difendersi.

In generale, l’ansia entro certi limiti permette di aumentare le forze fisiche (ad esempio, la tensione muscolare) e quelle mentali (l’attenzione, la concentrazione, la memoria, ecc.) che servono a farci funzionare meglio: l’aumento dello stato di allerta e della concentrazione sulla situazione ci aiuta nei compiti quotidiani e migliora le prestazioni, rendendole più efficaci.

Nella preparazione di un esame un’ansia contenuta tiene attivo e concentrato lo studente e migliora di conseguenza la sua prestazione.

In questo caso, si tratta di ansia fisiologica o normale, le cui caratteristiche sono:
- la breve durata, solitamente finché non viene portato a termine il compito,
- l’intensità proporzionata alla difficoltà affrontata,
- il buon livello di efficienza personale e l’assenza di compromissione della capacità lavorativa o del rapporto con gli atri.

Quando l’ansia, invece, discende troppo, le prestazioni non saranno molto efficienti. Infatti, se siamo troppo rilassati rischiamo di diventare pigri e ciò può portarci a minimizzare il pericolo ed affrontare rischi inutili.
Mentre se è troppo elevata si parla di ansia patologica, che porta a reagire costantemente con smisurata tensione, anche quando il problema affrontato è banale. In questo caso le caratteristiche sono:
- la percezione di una sproporzione enorme tra le proprie capacità e l’entità di ciò che si deve affrontare,
- la sensazione di sofferenza per l’ansia troppo intensa e fastidiosa, nonché sproporzionata rispetto allo stimolo,
- l’elevata frequenza e la lunga durata,
- la compromissione della vita lavorativa e dei rapporti con le altre persone.

Quindi l’ansia è una risorsa o un limite?

L’ansia non è solo un limite o un disturbo, ma riconosciuta e analizzata può diventare uno strumento di analisi di se stessi ed essere utilizzata come una risorsa.
L’ansia contenuta è una condizione fisiologica, utile in molti momenti della vita, che serve a proteggerci dai rischi, a mantenere lo stato di allerta e a migliorare le prestazioni.

Ci sono diverse situazioni in cui è importante mantenere un buon livello di impegno e concentrazione come attraversare una strada particolarmente trafficata o affrontare un colloquio di lavoro.

L’ansia può essere quindi una risorsa o un limite in base all’uso che se ne fa e al modo in cui la si vive.

La persona patologicamente ansiosa vive costantemente lo stato d’animo come se qualcosa di catastrofico e di dannoso debba capitargli da un momento all’altro. Di conseguenza tende ad adottare una serie di misure preventive attribuendo alternativamente a varie situazioni il proprio malessere, purtroppo spesso non cogliendo che l’origine del problema è principalmente dentro di sé e nel proprio modo di leggere ad affrontare gli eventi.

“È tutta colpa del destino, io sono impotente di fronte a ciò che mi capita!!”
“Cosa centro io? È lui/lei che si comporta male con me!”
“Non ho nessuna alternativa!”


Quindi un percorso di presa di consapevolezza del proprio modo di leggere ed interpretare le situazioni e di cambiamento dei processi disfunzionali messi in atto diventa importante.