Famiglia come laboratorio sociale: appartenenza e differenziazione



Il primo vero laboratorio in cui si apprende ad organizzare le relazioni è proprio la famiglia. Dal momento in cui una persona nasce, assume all'interno di essa un ruolo ed una funzione ben definiti. La posizione gerarchica all'interno della famiglia, come anche il sesso, rispecchiano tutta una serie di aspettative riguardanti certi comportamenti che ci si attende da chi occupa quella posizione specifica. Da una madre ci si aspetta che sia amorevole e accudente verso i propri figli, da un nonno magari si potrebbe accettare maggiore flessibilità, dato che l'aspetto educativo è di fatto compito dei genitori. Inoltre, sappiamo come sia diverso il rapporto della coppia genitoriale con il figlio primogenito, a cui per esempio vengono richieste specifiche competenze o responsabilità e come alle figlie femmine sia richiesta una maggiore dote materna e di cura che non ai figli maschi.
La possibilità di svolgere tali funzioni all'interno della famiglia permettono di definirsi rispetto agli altri membri, di occupare una posizione, di riconoscersi come appartenente al nucleo famigliare e di conseguenza sentire di poterci essere come individuo con una propria identità.
All'interno della propria famiglia, una persona può fare esperienza nel rapportarsi agli altri, imparare ad aiutare, a contenere la rabbia, a perdonare un torto e sentire di poter reggere la frustrazione. A seconda delle fasi della vita o delle circostanze, inoltre, un individuo può lasciarsi accudire a volte, come diventare colui che sostiene in altre.
Se le funzioni sono rigide, però, ciò impedisce di conoscere e mostrare delle parti di sé differenti da quelle che vengono messe in gioco.

In una storia di precoce separazione, il figlio maschio ha assunto la funzione di "compagno fedele di mamma", precludendosi la possibilità, in tal modo, di costruire una propria relazione sentimentale, in quanto avrebbe significato essere un nuovo compagno abbandonico.

La famiglia è un'organizzazione sociale che permette ad ogni individuo di trattare i temi fondamentali della differenza, è un nucleo protetto, entro il quale dovrebbe essere possibile dare un senso agli accadimenti e, attraverso le esperienze, le crisi, le varie tappe della vita, permettere la crescita e l'evoluzione di ogni suo membro. Quando ciò non accade(quando non è possibile utilizzare la famiglia come risorsa di crescita attraverso i momenti difficili)o perchè diventa difficile svincolarsi da una funzione assegnata ed assunta su di sé, o perchè in un particolare momento critico dell'esistenza ci si trova bloccati ed in crisi, il gruppo famigliare diventa una gabbia, rigida e dalle maglie di ferro, da cui è difficile uscire senza rompere definitivamente le sbarre. Non c'è la crescita, ma la rottura. A quel punto, o si sta dentro senza possibilità di sviluppo individuale e di relazione, o si rompe l'appartenenza, costruendo un muro e alimentando la rigidità.

Viene alla mente il caso di una donna, che quando era nella propria famiglia di origine, ha perso una sorella in un incidente automobilistico. La difficoltà, da parte del suo nucleo famigliare, di dare significato a questa dolorosa perdita, non le ha permesso di avere fiducia nella possibilità che i figli si possano allontanare senza morire. L'eccessivo investimento sul proprio figlio, legato anche ad una sofferenza non elaborata, si è tradotto in una eccessiva limitazione da parte sua verso il ragazzo adolescente, che ha prodotto come reazione nel tempo una drastica rottura nei rapporti tra i due.
In questo caso, o si sta dentro il nucleo famigliare, rispettando la regola “appartenere significa adeguarsi alla regola che chi esce muore” o si sta fuori, rompendo gli schemi ma vivendo nella condizione di un esule senza patria.


In queste condizioni non c'è possibilità di essere diversi dalle aspettative, non c'è possibilità di differenziarsi utilizzando le risorse.
Il lavoro che la famiglia dovrebbe fare, se necessario con la mediazione di un esperto, è permettere ad ogni membro di raggiungere la propria autonomia emotiva. Ciò riguarda la possibilità per ognuno di poter prendere le proprie decisioni in modo più libero e sentire comunque di appartenere, poter giocare sentimenti conflittuali nelle relazioni senza sentire di tradire l'identità familiare, poter essere più autonomo senza negare l'intensità dell'attaccamento emotivo e salvando così le proprie origini.